CAGNACCIO DI SAN PIETRO
Cagnaccio di San Pietro, alias Natale Bentivoglio Scarpa, (Desenzano sul Garda 1897 - Venezia 1946) cresce nell'isola di San Pietro in Volta nella laguna veneta, luogo d'origine dei genitori, manifestando fin dall'infanzia una spiccata attitudine per le attività artistiche.
Il suo percorso come pittore parte da un'inclinazione e un interesse privilegiato per l'attività plastica, a Venezia segue i corsi di Ettore Tito all'Accademia di Belle Arti e, intorno al 1911, il futurismo allora nascente lo coinvolge con la sua portata innovativa e ricca di stimoli. La vicenda drammatica della guerra segna una profonda linea di demarcazione tra un prima e un poi modificando definitivamente la sua visione del mondo, un'esperienza estrema che investe tutto l'ambiente artistico di quel periodo. Nel 1919 partecipa insieme a Gino Rossi, Casorati, Garbari, Semeghini alla mostra di Cà Pesaro a Venezia, esponendo Cromografia musicale e Velocità di linee-forza di un paesaggio, due opere di impronta futurista. Intorno al 1920 comincia a firmare i suoi lavori con il nome di Cagnaccio con cui era conosciuto nella piccola isola di San Pietro. E del 1920 La tempesta, tema che verrà ripreso e variato nel suo ultimo dipinto, La furia, del 1945.
L'opera segna un momento importante nel percorso artistico di Cagnaccio che proprio in questi anni inizia a gettare le basi della propria originalità e impronta stilistica. La tempesta è il punto di partenza per l'evoluzione della sua ricerca che, ormai affrancatasi dall'esperienza futurista, si rivolge alla tradizione formale del Quattrocento, unendo all'attenzione per la realtà la forza trasfigurante dell'emozione. Nel 1922 espone alla Biennale di Venezia La tempesta, le sue opere, che vengono inoltre esposte alle mostre di Cà Pesaro di quegli anni, saranno presenti nelle successive edizioni della Biennale fino al 1944 e oltre.
Certamente a Cagnaccio interessa la realtà, ma sempre mediata, attraversata da quella portata emozionale che, attraverso l'arte può rivelarsi. Verso il 1925 l'artista inizia a firmarsi Cagnaccio di San Pietro. Suoi temi preferiti sono le nature morte, i bambini, il quotidiano, restituito però in chiave straniata e talvolta drammatica, con il rigore di una ricerca sempre estremamente tesa e una lucida, esasperata attenzione per il dettaglio.
È del 1928 il dipinto Dopo l'orgia, che venne rifiutato dalla commissione della Biennale probabilmente anche per la brutale chiarezza con cui veniva rivelata nei particolari dei polsini fregiati del fascio littorio, il potere corrotto del fascismo.
Cagnaccio di S. Pietro un anarchico, un cane sciolto, dimostra di non voler rinunciare all'impegno morale, conditio sine qua non di tutto il suo lavoro, sostanzialmente autonomo e spesso eccentrico rispetto all'ambiente artistico del tempo segnato dalla presenza del Novecento. Va sottolineato inoltre come Dopo l'orgia non sia formalmente troppo lontano dalle realizzazioni della Nuova Oggettività tedesca; in ogni caso Cagnaccio spinge il realismo fino alla sua dimensione più estrema e straniata, non di rado avvalendosi di tagli, rese cromatiche e punti di vista propri del mezzo fotografico. Nel corso degli anni Trenta Cagnaccio continua ad affinare gli strumenti della sua ricerca, sempre più orientata verso un misticismo e una crescente attenzione per il mondo spirituale.
Nel 1934 realizza naufraghi, una grande tela che verrà esposta alla Biennale di Venezia nel 1935, in cui è presente una doppia componente: da una parte una presa diretta sulla realtà e dall'altra la rarefazione della realtà stessa, cifra originale che caratterizza lo stile dell'artista. Tra il 1937 e il 1938 soggiorna a Genova. Tornato a Venezia viene ricoverato tra il 1940 e il 1941 all'ospedale del Mare del Lido: nascono così opere che affrontano direttamente e con lucidità il tema della sofferenza, sempre sottilmente sotteso al suo lavoro.
Il lavoro di Cagnaccio di San Pietro, infaticabile disegnatore e artista dalle molteplici suggestioni, viene regolarmente esposto nell'ambito di mostre personali e di rassegne pubbliche fino alla sua morte, sopraggiunta il 26 maggio 1946 a Venezia. In seguito verranno curate rassegne espositive che contribuiscono a restituire il giusto rilievo all'artista per un lungo periodo impropriamente confinato in un ruolo di secondaria importanza nel contesto culturale del suo tempo.
Toni Toniato scrive: "In Cagnaccio, nella sua pittura, la coscienza si ritrama ogni volta, sussume in se' il mondo delle cose, si riafferra con costanza in esse, ma nello stesso tempo ne scuote l'evidenza rappresentativa che giunta poi al culmine del visivo, del rappresentato, si spalanca in un vuoto dove ogni sguardo si smarrisce".
Le mostre passate a Venezia presso il Museo Correr e per il centenario della nascita “La magia dello sguardo” a Brescia presso Palazzo Martinengo.

Cagnaccio di San Pietro L'alzana, 1926, olio su tela 200x173 cm, Collezione d’arte della Fondazione di Venezia

Cagnaccio di San Pietro, particolare, L'alzana, 1926, olio su tela 200x173 cm, Collezione d’arte della Fondazione di Venezia

Cagnaccio di San Pietro La bolla di sapone 1927

Cagnaccio di San Pietro Natura morta con aragosta e ravanelli 1938 Olio su tavola cm 30X40

Cagnaccio di San Pietro Natura morta con zucca 1939 Olio su tavola cm 30X40

Cagnaccio di San Pietro Bambino sul lettino 1940 Olio su masonite cm 56X41

Cagnaccio di San Pietro Il trionfo dello spirito sulla materia 18 novembre 1935 cm 152X142 1935 olio su tavola Museo del Paesaggio Provincia di venezia

Cagnaccio di San Pietro Dopo l'orgia 1928

Cagnaccio di San Pietro Dopo l'orgia 1928 cm140X180

Cagnaccio di San Pietro Primo denaro 1928 olio su tavola Collezione privata
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