SCARPABOLLA FRANCESCO
Francesco Scarpabolla (Venezia 1902 - Ivi 1999), come scultore, afferma di aver “sempre ritenuto indispensabile la conoscenza pratica maturata nei cantieri e nelle fonderie per approfondire e conoscenze tecniche artigianali che ritengo siano state, in tutti i tempi, il vocabolario dell’arte di qualunque tendenza. Il resto, ossia l’Arte, è tutt’altro discorso; talvolta è una folgorazione inattesa che non si può imparare nè insegnare”.
La sua formazione primaria discende dalla visione dei resti fidiaci del Partenone custoditi al British Museum di Londra. Dal punto di vista artistico inizia il suo percorso di studi ottenedo il diploma di magistero alla Reale Scuola Superiore d’Arte di Venezia per l’insegnamento della scultura. Frequenta anche i corsi presso la Scuola Libera di Nudo all’Accademia di Venezia.
La sua generazione è quella dell’Impressionismo lagunare, coetaneo di Neno Mori, Juti Ravenna, Eugenio Da Venezia, Fioravante Seibezzi, Scarpa Croce, Carlo Dalla Zorza ossia artisti che nel finire degli anni venti ripresero dall’Impressionismo quella freschezza naturalistica che il pittoricismo tardo ottocentesco aveva inaridito. Per certi versi Scarpa Bolla è il parallelo plastico di quella pittura.
Ha esposto più volte a varie edizioni de La Biennale di Venezia anche su invito. E’ stato segnalato con l’opera “Icaro lotta con l’aquila” di due metri a una edizione della Biennale di Venezia e invitato alla Mostra della Scultura italiana organizzata dalla stessa Biennale a Vienna.
Ha realizzato numerose medaglie ed opere quali: busto di Cesare Balbo, monumento di Pier Luigi Penzo, busto di Davide Giordano, busto di Viel, cippo bronzeo dedicato a tutte le guerre e molti altri.
Paolo Rizzi scrisse: “... ecco Francesco Scarpabolla è il continuatore di questa tradizione della scultura a Venezia ….. Di che pasta è fatto questo venezianissimo scultore? Lui stesso ha indicato la gran fonte: il Fidia del Partenone ... ma non basta. Scarpabolla fa un altro riferimento: Michelangelo.
... Scarpabolla ha nel sangue una dote naturale: è essa che gli guida la mano nel modellare le forme, nello sbozzare la creta, nel vivificare l’informe materia. In ciò si può dire che è un continuatore della grande tradizione ottocentesca dei Grandi, dei Trubetzkoi, dei Dal Zotto, dei Bazzaro, dei Calandra, per non risalire a Gemito o, addirittura, a Rodin. E’ una scultura, la loro, che cerca si la vivezza del reale attraverso la somiglianza precisa, ma anche una sorta di spigliatezza, di improvvisazione. Luci e ombre, lampi di chiaroscuro, modellazione rapida, sensibilità di superfici, coloritura plastica: sono tutti elementi che, filtrati dallo studio, sono scesi nel sangue stesso di Scarpabolla. La cultura è quella. Scarpabolla non può che inserirsi a buon diritto tra i migliori esempi di una plastica Italiana, che nasce negli anni trenta sulla scia di Arturo Martini e che oggi è rinomata in tutto il mondo: alla pari, cioè, dei Minguzzi, Greco, Murer, Leoncillo ecc. C’è in lui la modernità del fare e, nel contempo, un senso dell’antico, una sorta di immedesimazione nei grandi modelli del passato. Il fatto è che Scarpabolla appare subito come un abilissimo plastificatore: un modellatore squisito di forme, dotato di una maestria ben rara.
Se evidente è in lui il rifiuto di qualsiasi avanguardismo, non di meno tutte le esperienze del secolo lo hanno interessato: compresa quella del cubismo, pur estraneo alla sua concezione di resa sentimentale del soggetto ... Via via con gli anni la plastica di Scarpabolla si scioglie, acquista l’irruenza delle onde marine, passando dalle forme dolcemente screziate di luce radente fino ai più recenti esempi di forme scattanti e mosse, vivacissime nella positura e nella modellazione. Si sente, in realtà, il tocco dell’artista sulla creta, che non è mai inerte, bensì sempre teso, brillante, sensibile”.

Francesco Scarpabolla Mater Immacolata Bronzo

Francesco Scarpabolla Scultura in bronzo Il leone alato 1954 Latina
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