CASTELLANI ENRICOLeggi l'intervista
Enrico Castellani, nativo di Castelmassa in provincia di Rovigo nell’anno 1930, studia architettura a Bruxelles presso l’Ecole Nationale Superieure. Dal punto di vista artistico inizia nel 1956 con una pittura di tipo informale materico, da cui si discosta quasi subito rivolgendo la propria ricerca ad un’elaborazione sistematica delle componenti pittoriche costituite dalla tela e dal colore. La visione della pittura di Jackson Pollock nel 1957 e soprattutto di quella di Mark Tobey alla Biennale di Venezia dell’anno successivo, caratterizzata da piccoli segni bianchi, preludono al passaggio verso il monocromo. Fondamentale è la lezione di Mondrian che come Castellani scrive, in “Azimuth” nr. 2, “giunge alla liberazione totale dell’arte da ogni ipoteca passata, quella dell’essere decorativa, evocativa, del rappresentare”, per giungere “ad una forma d’arte ridotta alla semanticità del suo linguaggio”.
Comunque il suo primo rilevante passo lo compie con la rivista “Azimuth” fondata con Piero Manzoni e Vincenzo Agnetti, con cui aveva stretto rapporti d’amicizia negli anni in cui lavorava nello studio d’architettura di Franco Buzzi, promuovendo la sperimentazione artistica lontana dai canoni della pittura tradizionale. “Azimuth” anticipa concettualmente la stagione delle neo-avanguardie, oltreché delineare al suo interno una nuova forma di espressione legata ai gruppo di ricerca artistica. "Una rivista che possedeva la manifesta intenzione di andare oltre la pittura ed oltre la scultura, nella creazione di un oggetto a sé significante”, che porta alla maturazione concettuale la nuova generazione di artisti che prefigura e percepisce il nuovo alle porte, oltre l'informale, tra i tanti ospitati nelle pagine: Lucio Fontana, Giò Pomodoro, Kurt Schwitters, Mimmo Rotella, Nanni Balestrini, Yves Klein. L'azzeramento della materia e l'astrazione asettica sono le principali componenti delle ricerche di Azimuth, elementi che sfidano le regole della Gestalt trovando nella sperimentazione totale sugli oggetti estetici il punto di contatto con la contemporaneità, anticipando di anni le ricerche dell'antiform.
Se Piero Manzoni scelse come materiali prediletti il caolino e il cotone per i suoi celeberrimi "Achromes", Castellani e Agostino Bonalumi avviarono un percorso rigorosissimo di studio ed analisi delle possibilità fornite dall'estroflessione della tela mediante l'utilizzo di chiodi, centine e di sagome di legno e metallo inserite dietro la tela.
Tra l’esordio e la maturità linguistica raggiunta da Castellani, intercorre un tempo molto breve, poco più di un biennio. L’opera che segna questa maturità, sintetizzando gli elementi che ritroveremo in tutti i lavori successivi, è Superficie nera in rilievo del 1959. In quest’opera, di cui già il titolo offre una descrizione oggettiva, l’uso del nero assoluto è un’aspirazione all’azzeramento, in consonanza con quella tendenza, manifestatasi in quegli anni, di esprimersi attraverso un linguaggio impersonale, che affermi la neutralità e il silenzio, lo zero e il vuoto come unico dominio dell’arte.
Dietro la tela, l’artista mette delle forme sferiche che conferiscono dinamismo alla super-ficie. Ecco quindi che l’affermazione della superficie avviene per estroflessione e attraverso un’energia interiore, negando il ruolo dell’artista. Un passo avanti sarà dato da una disposizione di chiodi dietro la tela, posti secondo un ordine preciso, un criterio matematico. Questo determina una superficie aggettante in alcuni punti, caratterizzata da estroflessioni ed introflessioni.
Dal 1960 le sequenze di Castellani giungono ad una struttura perpendicolare, in cui il verticale si incrocia con l’orizzontale. A volte è la linea stessa a divenire aggettante, quando si estroflette nelle superfici angolari: nascono Superficie angolare rossa e Super-ficie angolare nera, entrambe del 1961. Gli angolari si pongono in relazione con l’angolo, quindi con il volume architettonico.
Quindi le "Superfici angolari", i "Dittici", i "Trittici” e i cosiddetti "Baldacchini", realizzati nel corso degli anni Sessanta, confermano che il rientrare e lo sporgere per punti sono diventati ormai elementi costitutivi della scrittura di Castellani. La produzione testimonia poi il costante interesse dell'artista per la coniugazione delle sue Superfici con lo spazio circostante. Un rapporto con l'architettura che risale alla formazione universitaria e che culmina con la partecipazione, nel 1967, alla mostra di Foligno "Lo spazio dell'immagine" per la quale elabora l'"Ambiente bianco" (riproposto e ricostruito nel 1970 con il titolo "Spazio ambiente"). Le quattro pareti sono interamente ricoperte dai monocromi come da una membrana ed il visitatore si immerge in questa pittura a trecentosessanta gradi.
Castellani ha partecipato a numerosissime mostre di rilevanza internazionale, fra le quali si può ricordare la partecipazione alla Biennale di Venezia nel 1964, 1966 e 2003, a Documenta di Kassel nel 1968 a The responsive eye al MoMa di New York nel 1965 e alla mostra "Identité Italienne" al centro G. Pompidou di Parigi. Ha esposto anche, fra le numerose mostre a lui dedicate, alla Biennale di San Paolo del Brasile (1965) e nella grande personale alla Fondazione Prada di Milano nel 2001. Il 13 ottobre 2010 riceverà il più alto riconoscimento nel campo delle arti il Praemium Imperiale (Nobel nel campo delle arti) dalla Japan Art Association per mani dell'imperatore del Giappone.
Nel 2012 la mostra “Enrico Castellani e Günther Uecker” con opere a confronto dal 01/09 al 13/01/2013 preso la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Cà Pesaro, Venezia. La mostra, curata da Lóránd Hegyi e Davide Di Maggio, offre un particolare paragone tra due strade artistiche, quella italiana e quella tedesca, tra due modelli di un’arte sistematica, concettuale e anche sensoriale, che permette di riflettere sulle grandi linee dello sviluppo della ricerca artistica del secondo dopoguerra. Esposte una ventina di opere.

Enrico Castellani Superficie bianca1968 Acrilici su tela, politico in 4 pannelli cm 264X532 Courtesy Fondazione Marconi Milano

Enrico Castellani Superfice nera 1959 Acrilico su tela 40X50 cm Collezione dell'artista Foto Archivio Castellani

Enrico Castellani e Günther Uecker Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Cà Pesaro Venezia 31/08/2012

Enrico Castellani e Günther Uecker Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Cà Pesaro Venezia 31/08/2012

Enrico Castellani e Günther Uecker Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Cà Pesaro Venezia 31/08/2012

Enrico Castellani e Günther Uecker Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Cà Pesaro Venezia 31/08/2012

Enrico Castellani e Günther Uecker Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Cà Pesaro Venezia 31/08/2012

Enrico Castellani e Günther Uecker Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Cà Pesaro Venezia 31/08/2012

Enrico Castellani e Günther Uecker Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Cà Pesaro Venezia 31/08/2012

Enrico Castellani e Günther Uecker Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Cà Pesaro Venezia 31/08/2012

Enrico Castellani e Günther Uecker Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Cà Pesaro Venezia 31/08/2012

Enrico Castellani e Günther Uecker Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Cà Pesaro Venezia 31/08/2012

Enrico Castellani e Günther Uecker Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Cà Pesaro Venezia 31/08/2012

Enrico Castellani e Günther Uecker Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Cà Pesaro Venezia 31/08/2012

Enrico Castellani e Günther Uecker Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Cà Pesaro Venezia 31/08/2012

Enrico Castellani e Günther Uecker Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Cà Pesaro Venezia 31/08/2012

Enrico Castellani e Günther Uecker Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Cà Pesaro Venezia 31/08/2012

Enrico Castellani e Günther Uecker Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Cà Pesaro Venezia 31/08/2012

Enrico Castellani e Günther Uecker Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Cà Pesaro Venezia 31/08/2012

Enrico Castellani e Günther Uecker Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Cà Pesaro Venezia 31/08/2012

Da sx Nanda Vigo, Günther Uecker, Enrico Castellani, Gillo Dorfles, Beatrice Monti, Willoughby Sharp Foto d'epoca alla Biennale Venezia

Enrico Castellani e Günther Uecker Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Cà Pesaro Venezia
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