Jacques Mahé de la Villeglé elabora una nuova forma di linguaggio partendo dallo strappo di manifesti pubblici. La ricerca di Jacques Villeglé fin dagli inizi è partita da manifesti che avessero un grafismo caratterizzato da segni linguistici e accenti fonici che creassero un equilibrio di sillabe e lettere. Il manifesto per Villeglé è un frammento caleidoscopico che può rigenerare il mondo, attirare l’inconscio collettivo e individuale fino a illustrare il panorama sociologico moderno. Un manifesto strappato come opera d’arte, che porta il nome della strada di provenienza, o il titolo della pubblicità originaria, al fine di ricreare la città e la strada stessa in un tutt’uno all’interno di un lavoro di archeologia urbana. I messaggi dei manifesti perdono lo scopo iniziale per cui sono statti creati, in quanto la casualità dello strappo e del relativo accostamento di colori e slogan determinano una poetica vivace, estetica spesso fuori dalla realtà. L’armonia non è contemplata, ma Villeglé ricerca nell’insolito e nel stupore una società piena di messaggi anche contradditori. L’illeggibilità che ne deriva, a forza di lacerazioni, è importante perché crea un amalgama a sorta di cacofonia lessicale, fino a determinare un ultra linguaggio che va al di là della poesia e della pittura.
Jacques Villeglé (Quimper - Finistère, Francia 1926) di origine Bretone attualmente vive e lavora a Parigi. Villeglé, consacrato da una retrospettiva al Centre Pompidou nel 2008, fa ormai parte della storia dell'arte, conosciuto dai più come appartenente al movimento del Nouveau Réalisme - fondato da Pierre Restany - assieme ad Arman, César, Dufrêne, Hains, Klein, Rotella, Spoerri e Tinguely. Le sue opere sono esposte nelle più importanti collezioni del mondo: è l’unico artista francese vivente ad essere presentato nelle sale del MOMA, celebre museo newyorchese; inoltre, è presente anche alla Tate Gallery di Londra e al Ludwig Museum di Colonia. Villeglé, tenacemente dedito al rispetto “del collettivo, creatore e anonimo” che porta alla realizzazione progressiva di un affiche lacerato, risultato dei gesti accumulati e del passaggio del tempo, ha sempre difeso e rivendicato l’anonimato, rifiutando di firmare le opere. L’invenzione del Lacerato Anonimo, nel febbraio del 1959, risponde a questo concetto. Villeglé, da allora, realizza un lavoro di archeologia urbana, di classificazione delle immagini prelevate secondo tematiche che gli permettono di elaborare una vera e propria opera creativa, seguendo un criterio di selezione che egli stabilisce a seconda dell’idea che vuole sviluppare. Un'idea che egli definisce "narrazione": un modo di raccontare la sua epoca. Tutto ha inizio nel 1947 a Saint-Malo, dove la sua famiglia, originaria della città, trascorreva regolarmente le proprie vacanze. Il primo gesto artistico di Villeglé è già un atto di riutilizzo. Sulle banchine di Saint-Malo egli inizia, infatti, a raccogliere gli oggetti eterogenei di cui il suolo era cosparso: fili di ferro, resti del Muro dell’Atlantico, compiendo così un gesto di appropriazione del reale e trasformandolo in strumento-soggetto, per fondere l’immagine del quotidiano in una pratica artistica. Si delineano così i primi elementi di una riflessione che lo condurrà, a partire dal 1949, ad appropriarsi solamente di manifesti strappati.
L’appropriazione di manifesti lacerati inventata da Villeglé e Raymond Hains parte dunque da Parigi impadronendosi di questo materiale pubblico. Villeglé sceglie un manifesto per un insieme di caratteristiche: la matericità, il contenuto, l’immagine e i cromatismi, come dice il Maestro: “Raymond Hains preferiva soprattutto le parole o le lettere, a me interessava l’insieme. Però, ho preso alcuni manifesti politici in funzione del soggetto”. Dopo l’individuazione, estremamente rapida, “riesco velocemente a giudicare un affiche, sono distaccato, non ho mai l’impressione di averlo fatto io”, Villeglé inquadra mentalmente l’opera.
A partire dal 1969, invece, - dopo aver visto su una parete della metropolitana parigina, in occasione di una visita del presidente americano Richard Nixon in Francia, un grafismo particolare che traccia il nome di Nixon - realizza un alfabeto (definito dei segni socio-politici) con il quale crea: “... una serie di tele pittoriche nelle quali i segni compongono una variazione colorata di frasi lapidarie, di racconti criptati a volte difficili da decifrare, di slogan quasi anarchici ...” spiega Dominique Stella che da anni segue con costanza l'attività del Maestro. La sua visione sociologica del mondo si converte in una trascrizione analitica che egli elabora attraverso l’espressione di un linguaggio il cui elemento base è un alfabeto da lui definito “socio-politico”. Villeglé racconta: “Sui muri di un corridoio della metropolitana ho visto le tre frecce dell’ex partito socialista, la croce gaulliana, la svastica nazista, la croce celtica inscritta nella O dei movimenti Jeune Nation, Ordre nouveau, Occident, etc… poi di nuovo le tre frecce dinamiche, timoniere e pavloviane di Tchakhotine, indicanti, senza altro commento, il nome del presidente americano".
Nel 2012 la città di Padova gli dedica due mostre: la retrospettiva “Jacques Villeglé – Lettere e frammenti. Un percorso nella scrittura di Jacques Villeglé” al Centro Culturale Altinate – San Gaetano, con l’intero percorso artistico di 80 décollages d’affiches e 20 lavori socio-politici. In contemporanea a questa, alla Galleria C.D. Studio d’Arte è ben allestita un’antologica “Jacques Villeglé 1960 – 1998”. Inoltre la città di Padova, a contorno dell’inaugurazione, dedica a Palazzo del Capitanio, Piazza dei Signori, Videomapping3D, Omaggio a Villeglé, una videoproiezione 3d ideata e progettata da Scena Urbana con la collaborazione di Penocchio Communication.
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